In breve...



La chiave nasce per proteggere quanto si ritiene prezioso: gioielli e denari ma anche oggetti sacri, o addirittura la verginità delle fanciulle. Certamente l’avarizia è la pulsione che ha portato l’uomo a ideare serrature e chiavi e così facendo ha cominciato a discriminare i suoi simili vietando l’accesso a luoghi e cose a chi non ne era degno. Quella più antica in assoluto era enorme, in legno massello e apparteneva ad un tempio babilonese: solo gli iniziati al culto potevano avere libero accesso a quei luoghi.
Nell’antichità non esisteva il concetto di porta con serratura, nell’antica Roma ad esempio, le domus non ne avevano e le uniche chiavi erano usate dai romani più facoltosi per chiudere i pesanti bauli nei quali conservavano le loro ricchezze, portate al dito come anelli perché le loro toghe non possedevano pratiche tasche.

Solo con l’avvento dell’età medioevale le serrature cominciano a diventare più comuni sebbene la tecnologia della chiave sia rimasta sempre la stessa e a cambiare è solo l’aspetto ornato dell’anello e della mappa. Nascono le Gilde e con esse ferree regole riguardanti la produzione delle chiavi e, poiché non ci voleva così grande destrezza per aprire le serrature a quei tempi, era assolutamente proibito forgiare chiavi nottetempo o in luoghi fuori dalla vista di terzi o senza sapere per che scopo sarebbe servita la commessa. A quel tempo quindi le serrature servivano soltanto a fare da spauracchio ed allontanare i curiosi, allo stesso tempo però garantivano un certo grado di privacy e segretezza alle nobili donne, nascondendo lettere segrete in scomparti segreti. Quelle chiavi erano indossate costantemente dalle proprietarie e non erano mai perse d’occhio.
Le chiavi rimasero strumenti piuttosto ingombranti e pesanti fino al 1865 quando un americano di nome Linus Jr. Yale brevettò un nuovo tipo di serratura detta a cilindro. Le chiavi diventarono sottili, molto più piccole e leggere e la serratura fu sistemata all’interno della porta (in precedenza era collocata sul lato interno).
La Seconda guerra mondiale vede poi lo sviluppo di codici per comunicare a distanza messaggi incomprensibili al nemico ma anche all’alleato tanto che furono inventate delle macchine semiautomatiche in grado di trovare la “chiave” per interpretarli. In seguito una volta ristabilitasi la pace e avviatosi il grande sviluppo tecnologico già nel 1950 nascevano le prime “key-card” magnetiche e con l’invenzione delle macchine da calcolo e dei computers il mondo era pronto per l’arrivo dei “Key-pad” ossia dei tastierini numerici sui quali digitare un codice che ha sostituito la chiave in metallo, digitalizzandola per l’appunto o la stessa password presente anche nei nostri cellulari. Il prossimo passo in fatto di sicurezza ineludibile lo compiranno gli scanner biometrici a cui si sta già lavorando per i quali la chiave sarà il nostro stesso DNA, impronta digitale o della retina, codici così complessi da essere molto, molto difficili da copiare o contraffare.
La chiave interpretativa di un codice non è per forza legata ai servizi segreti o alla tecnologia: la chiave di violino e quella di basso sono dei segni in musica che permettono di decifrare l’acutezza delle note.
Chi possiede le chiavi ha in mano il potere di legare o sciogliere, chiudere ma anche aprire: sia che esse aprano porte di luoghi fisici sia di altri mondi. Prime fra tutte quelle del Paradiso che campeggiano sullo stemma papale  e testimoniano il potere supremo di decidere le sorti sia dell’aldilà che dell’aldiquà.
Quest’oggetto si comporta come elemento strutturale essenziale quando va a collegare i due quarti di circonferenza dell’arco a tutto sesto ed è per questo chiamato chiave di volta. L’arco, che sia trionfale o appartenga ad un modesto uscio, è il luogo di passaggio per antonomasia e lo è anche la chiave in quanto strumento che permette di attraversare la barriera che si frappone fra due luoghi.

Un oggetto che unisce a causa della sua natura duale di meccanismo chiave-serratura, che conduce sempre ad un luogo esistente o figurato e quando non lo fa è perché è donata come simbolo per onorare chi ha contribuito al benessere della comunità.
La chiave è elemento necessario per avanzare ed essere iniziato a qualsiasi tipo di conoscenza scientifica o spirituale. Anche nelle fiabe e nelle leggende, corrisponde a un atto di purificazione ed all’acquisto di nuove conoscenze, simbolo di un mistero svelato o da svelare, può anche essere letta come ciò che ha il potere di donare una rivelazione.












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